Negli ultimi tempi e in particolare negli ultimi Consigli Comunali ci è stato spiegato diverse volte, con fare da maestri, quale fosse il ruolo della maggioranza e quale invece quello della minoranza. Il post di oggi è mirato proprio ad una riflessione sopra queste due parole e i ruoli che esse rappresentano.

A livello di definizione la parola maggioranza, in gergo politico, indica l’insieme delle forze che hanno raggiunto più del 50% dei voti alle ultime elezioni e che quindi rappresentano la maggioranza dei cittadini che hanno votato. In Consiglio comunale indica la forza o l’insieme delle forze che detengono il potere esecutivo e sostengono l’azione di governo del Sindaco e della Giunta comunale. Il comportamento che dovrebbero assumere tali forze ricoprendo questo ruolo è da un lato quello di sostenere l’azione di governo, e dall’altro è di intrattenere un rapporto quanto più possibile costruttivo con le forze di minoranza, soprattutto con quelle a loro affini.

Questo rapporto, per essere definito tale, deve essere aperto al confronto e privo di pregiudizi: riteniamo però che quello che si è instaurato fra il nostro Gruppo consiliare e l’Amministrazione, di cui il PD fa parte, non possa essere definito come suddetto. Il comportamento della maggioranza va sempre di più verso quello che ci aspetteremmo in un consiglio di amministrazione di un’azienda. Notiamo come il ruolo e il contributo della minoranza, che in un normale confronto dovrebbe essere vantaggioso, venga sminuito, rendendolo quasi inutile. Proprio come in un consiglio d’amministrazione di un’impresa, la maggioranza si atteggia con fare presuntuoso, facendo prevaricare in ogni discussione la sua “linea politica”, che ancora non abbiamo capito dove voglia andare a parare. A nostro avviso manca proprio una visione d’insieme e una progettualità, e quando queste si esprimono non risultano chiare fino in fondo (vedi PUMS e gli ultimi OdG rispetto a quanto previsto dal Piano Strutturale Intercomunale Sesto-Calenzano).

Lo stile aziendale di governo lo possiamo vedere ben esplicato nella figura del Presidente del Consiglio comunale a cui la giunta ha persino affidato alcune deleghe. Il Presidente del Consiglio comunale dovrebbe essere una figura che rappresenta e tutela l’intero consiglio ed i singoli Consiglieri. Affidandogli deleghe, la persona che ricopre quell’incarico viene meno al suo ruolo di imparzialità, imposto dall’articolo 7 comma 3 del Regolamento del Consiglio comunale.

Questo comportamento appare inoltre evidente ogni volta che la nostra forza consiliare presenta un atto, nonostante essa rappresenti un’importante fetta dell’elettorato calenzanese: proprio quel 20% che ci ha scelto come alternativa ad un PD sempre più distante, autoreferenziale ed incapace di ascoltare. L’atto così presentato molto spesso viene rifiutato dall’Amministrazione, adducendo scuse banali come quella di non aver aggiunto quanto di buono fatto da questa e la giunta precedente, altre volte viene invece emendato stravolgendone o svilendone il contenuto e rendendolo così inaccettabile dalla nostra parte.

Vorremmo far notare, come appare già evidente a chi le prenda in considerazione senza pregiudizi di sorta, che le nostre proposte vengono presentate con l’idea che costituiscano dei validi contributi al buon governo della città, visioni ed azioni concrete che sono ben lontane dagli slogan evocati dalla maggioranza. Il ruolo che abbiamo assunto come minoranza responsabile è infatti quello di portare proposte che possano contribuire ad un miglioramento della vita dei cittadini calenzanesi. Da parte nostra non vi sono pregiudiziali nei confronti della maggioranza, e ci impegniamo costantemente a valutare tutti i documenti che quest’ultima presenta, con un serio interesse a migliorarli.

La politica è anche il saper accettare le critiche, guardando al di là delle distanze politiche, e prenderle come occasioni di crescita: così farebbe una maggioranza con le spalle forti, senza sentire la necessità di controbattere al punto di vista altrui ed alzare i toni. La narrazione imbastita ad arte sin dalle passate elezioni, cioè che saremmo noi quelli con pregiudizi, quelli che negano ogni possibilità di confronto, non regge più, soprattutto adesso che c’è la possibilità di scendere nel merito delle questioni, e che il nostro Gruppo non esita a sostenere la maggioranza nelle sue azioni di buon senso. Se poi le critiche e le proposte che muoviamo vengono indicate come supponenza o come il mancato riconoscimento di una storia politica, forse si sta cercando di far guardare il dito invece che la luna: è più comodo, ma i problemi rimangono, e il dialogo si complica.