Articoli sul POC: 0) Opinione complessiva; 1) Uso di suolo zero? Parliamone, ma soprattutto applichiamolo; 2) Nuove superfici commerciali, ignorando gli assi viari intasati e la crisi economica (questo articolo); 3) A proposito di memoria corta: "sarebbe stato meglio non costruire le case intorno alla fonderia"...

Nell’assemblea online tenutasi lo scorso 4 novembre per la presentazione del Piano Operativo, l’Amministrazione comunale di Calenzano ha ribadito la propria volontà di procedere ad edificare su tutti gli appezzamenti di terreno rimasti liberi nell’ambito del perimetro urbano disegnato con il Piano Strutturale Intercomunale.

Purtroppo le prime preoccupanti anticipazioni paiono tutte confermate. Avanti tutta nel consumare quel che rimane!

Eppure le stesse Norme sul Governo del territorio della Regione Toscana (L.R. 65/2014) sono esplicite riguardo le finalità che deve proporsi oggi la pianificazione territoriale: “la necessità di rendere effettivo il principio per il quale nuovi impegni di suolo sono ammessi solo se non sussistono possibilità di riuso degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti con l’introduzione di meccanismi codificati volti a contrastare il consumo di nuovo suolo”.

In questo Piano Operativo di Calenzano invece tale principio viene ribaltato: per prima cosa si consuma quel che c’è da consumare di nuovo suolo, a prescindere da qualunque analisi sugli effettivi fabbisogni per le varie funzioni per i prossimi 5 anni e a prescindere da qualunque verifica sulle possibili alternative di riuso e riconversione dell’edificato esistente.

Un Piano che più che proporre un’idea di città si presenta come la sommatoria delle richieste di valorizzazione fondiaria e immobiliare avanzata da professionisti e privati.

Fra le scelte meno comprensibili del Piano Operativo Comunale in corso di predisposizione vi è quella di prevedere nuove aree a destinazione commerciale in una fase storica di profonda crisi del comparto, manifestatasi ben prima dell’attuale emergenza sanitaria. Non sono più solo le saracinesche abbassate dei negozi di vicinato sul Donnini e nel centro abitato: a soffrire sono anche le medie e grandi superfici di vendita, come dimostrano i fallimenti e le chiusure nell’area commerciale vicino al casello autostradale, che vede non pochi contenitori rimasti vuoti e inutilizzati da tempo.

Invece di cercare di sostenere il riuso e riqualificazione del comparto commerciale esistente, si vanno a prevedere nuove aree di espansione commerciale, come quelle individuate su via di Prato nei pressi del torrente Garille o su via Vittorio Emanuele vicino all’uscita autostradale. Oppure quelle a cavallo di via Salvanti, nei pressi della nuova Palazzina dell’ASL.

Ma è proprio sicura l’Amministrazione che serva tutto questo commerciale? C’è uno studio che supporta la necessità di tale previsione? Oppure ciò che si ha è solo la manifestazione di interesse dei proprietari dei suddetti terreni?

Senza considerare che tali superfici commerciali vanno ad aggiungersi alle superfici già realizzate o in corso di realizzazione.

Insomma si fanno nuove scatole di muratura destinate con ogni probabilità a restare vuote, come dimostrano purtroppo tanti esempi anche sul nostro territorio (in ultimo l’intervento sull’ex cinema della Casa del Popolo di Calenzano).

Questa frenesia di voler ad ogni costo costruire, con l’obbiettivo dichiarato di avere in contropartita ritorni economici in termini di nuove opere a favore della cosiddetta “città pubblica”, rimanda ad una concezione di una pianificazione subalterna agli interessi privati e ad una idea del territorio come ricorsa da sfruttare e mercificare. Visioni che hanno portato ad un consumo spropositato di suolo nel nostro Paese, nonostante si navighi da decenni in una fase di stagnazione demografica ed economica.

Al netto delle aree a verde pubblico e ai parchi, si è ormai quasi completamente saturato il territorio pianeggiante del nostro Comune, con un edificato senza soluzioni di continuità. La rete stradale principale è da tempo satura di traffico indotto dalla presenza del casello autostradale, come rilevato nel dettaglio anche nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile: prevedere nuove inutili funzioni commerciali su assi viari come via di Prato significa non tener conto delle criticità emerse dai dati raccolti durante l’elaborazione del PUMS stesso, andando ad aggravare ulteriormente la congestione nelle ore di punta e il livello di inquinamento, già ai livelli più alti in Toscana. Il quadro epidemiologico del nostro Comune sui decessi per patologie collegate alla respirazione negli ultimi quindici anni dovrebbe far riflettere chi governa un territorio: forse è arrivato il tempo di fermarsi nell’inseguire una crescita che non c’è più e di prendersi cura di quello che già abbiamo.

Confidiamo che nei prossimi passaggi possano farsi spazio scelte diverse, più coerenti con una visione del governo del territorio che guarda alla davvero alle esigenze reali della nostra comunità, alla tutela del territorio e del suo futuro.