In questi giorni difficili assistiamo al desolante spettacolo dei rapporti fra i governatori delle Regioni ed il Governo nazionale del nostro Paese.

Infatti i governatori regionali avevano chiesto ad alta voce un intervento univoco per le misure anticovid, e nel momento in cui il governo in accordo con loro le ha decise si sono alzate da tutti critiche e minacce di ricorsi.

Con questo protagonismo negativo dei governatori, potevano restare in silenzio i Sindaci delle grandi città?

Sicuramente no! Sentitisi messi in ombra dal protagonismo dei governatori, hanno pensato bene di partire all’attacco sia del Governo che dei propri governatori.

Uno spettacolo desolante, come abbiamo detto, con la mancanza totale della comprensione del proprio ruolo istituzionale sancito in primo luogo dalla Costituzione e al quale il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella li richiama, inascoltato, quasi tutti i giorni.

Ma occorre riflettere più a fondo su questa situazione.

Questo fenomeno si sta reiterando ormai da anni, poiché è venuto progressivamente a mancare il ruolo fondamentale dei Partiti, in primis come soggetti autonomi di progettazione, di visione politica e, perché no, di direzione politica.

Non solo: rinunciando a questi ruoli, i partiti stessi si sono sempre più affidati agli amministratori. Segretari a tutti i livelli, persino quelli nazionali, rivestono un doppio ruolo, e i movimenti per il rinnovo dei segretari vedono come protagonisti ormai quasi ovunque gli amministratori.

E così si assiste ad autocandidature alle elezioni amministrative, a vincitori che sottolineano la loro personale affermazione rispetto al partito o alla coalizione che li ha sostenuti, ad ex amministratori che lasciando l’incarico vogliono però determinare i propri successori.

Si afferma in questo modo una politica sempre più personalistica, che riduce i partiti al ruolo di comitati elettorali, invece che spazi di elaborazione collettiva: la politica si decide sulle scelte amministrative del leader e si appiattisce in una mancanza di partecipazione, abdicando così al suo ruolo progettuale.

Questa è la radice di quanto vediamo in questi giorni; ed essendo ormai solo comitati elettorali, quello che rimane dei partiti guarda solo al giorno per giorno, ai sondaggi e alle paure della popolazione, anziché alla necessità di garantire un futuro migliore alla nostra società.

Riteniamo che quanto detto valga per tutte le parti in gioco, ma questo fenomeno risulta particolarmente letale per ogni Sinistra degna di questo nome. Senza progetto, senza valori, senza partecipazione semplicemente la Sinistra NON È.

La Sinistra non può semplicemente esaurirsi nell’amministrare, e riducendosi solo a questo rimane vittima di personalismi, perde il proprio essere, e poi non gli rimane altra ragion d’essere se non quella di chiedere il consenso degli elettori per scongiurare la vittoria degli avversari.

Poco, troppo poco per poter ridare dignità alla Politica e, in particolare, alla Sinistra.

La Presidenza di Sinistra per Calenzano