Una spiaggia urbana a La Chiusa, lungo la Marina: vorremmo poter dire che finalmente si valorizzano le potenzialità turistico-ambientali del nostro territorio, rendendo accessibile e sicura una località frequentata da molti cittadini, calenzanesi e non. E in effetti questo è ciò che ha affermato l’Amministrazione.

Purtroppo, come spesso accade, il diavolo sta nei dettagli: sono tante, troppe, le anomalie che saltano agli occhi leggendo gli atti del bando per l’assegnazione di questa futura spiaggia.

Intanto, il gestore della spiaggia potrà limitare, vietare o condizionare l’accesso al pubblico: l’area è esplicitamente concessa “per manifestazioni di natura commerciale - e attività collaterali - a carattere straordinario, stagionale (Giugno-Settembre) e temporaneo”, restando in attività tutti i giorni dalle 9 alle 21.30, con possibilità di prolungare l’orario fino alle 24 due volte la settimana in occasione dello svolgimento di eventi di intrattenimento o pubblico spettacolo.

Chiariamo di quali spazi stiamo parlando: saranno soggetti a concessione triennale non solo 500mq di proprietà demaniale raggiungibili dal parcheggio dietro il bar La Chiusa, ma anche una superficie di 1940mq di proprietà comunale a lato della rotonda fra la Strada Provinciale per Barberino e via di Legri. Saranno queste, e solo queste, le aree di cui il gestore avrà in carico la manutenzione ordinaria e pulizia, recintandole e collocandovi le attrezzature da mettere a disposizione - quasi sicuramente a pagamento - dei frequentatori.

E anche qui qualcosa non torna, dato che la superficie più ampia concessa è parte integrante dell’area recentemente piantumata nell’ambito del progetto “Mosaico Verde”: infatti al suo interno si trovano circa 80 dei giovanissimi alberelli e arbusti piantumati, che rischiano quindi di fare decisamente una brutta fine.

Lì viene prevista la possibilità di realizzare strutture leggere destinate ad attività ricreative e somministrazione di cibo e bevande per una superficie edificabile di 150mq: essendoci a poche decine di metri dal luogo un bar-alimentari, un ristorante-pizzeria ed una gelateria, che immaginiamo essere già in difficoltà per via dell’emergenza sanitaria, non vi è certo necessità di fornire un ulteriore servizio di ristoro a chi fruisce di quegli spazi.

La destinazione dell’area è stata stabilita nel Piano Operativo Comunale, nelle cui carte viene indicata con la sigla “Sp” senza però riportarne il significato in legenda: solo all’articolo 78, comma 3, del file chiamato NTA.pdf (ovvero le “norme tecniche d’attuazione”, 136 pagine) viene spiegata l’effettiva destinazione, alla faccia dell’accessibilità e della trasparenza.

Non solo: nell’area demaniale potrà essere creata una vera e propria spiaggia depositandovi della sabbia, che poi potrà essere lasciata sul posto anche dopo il termine della concessione triennale. Viene imposta al gestore la collocazione di bagni chimici, come prescritto dalle normative sanitarie.

Capiamo l’esigenza di presidiare la pozza de La Chiusa per prevenire incuria e possibili comportamenti pericolosi, ma arrivare a privatizzare questa “spiaggia popolare”, e in generale privatizzare gli accessi ai beni pubblici, penalizzando anche chi si comporta correttamente ma non può permettersi di pagare per avere un po' di svago e di relax vicino a casa, ci sembra davvero eccessivo, specialmente vista la rete di associazioni ma anche di attività commerciali locali che si potevano invece coinvolgere per una manutenzione meno invasiva dell’area. Con la decisione presa attualmente, l’eventuale degrado non sarà risolto, ma solo spostato altrove.

Rimaniamo sempre più perplessi dall’idea di “valorizzazione del territorio” e di “bene comune” che sta dimostrando l’Amministrazione di Calenzano, ben rappresentate sia dalle scelte urbanistiche ancora in corso di discussione, sia da questo modello di gestione dei beni pubblici che ci ricorda quanto già accaduto in passato per il Centro Giovani, e che probabilmente vedremo anche per il Parco delle Carpugnane.