È andata esattamente come da pronostici: la destra ha vinto. Per dirla con gergo calcistico non c’è stata partita, fin dall’inizio. La squadra del mondo progressista si è presentata divisa all’appuntamento elettorale, regalando la vittoria agli avversari. 

Eppure il voto ha dimostrato che i numeri per provare a vincere c’erano eccome. 

Il cosiddetto campo progressista, se unito, avrebbe potuto conquistare tanti più seggi nell’uninominale rispetto a quelli ottenuti andando divisi. 

Insomma una partita che poteva essere aperta a qualsiasi esito è stata persa prima di scendere in campo, per la miopia e la scarsa lungimiranza dei giocatori che avevano più peso e quindi più responsabilità. 

Ora dopo il voto da più parti si invoca unità, si chiede una ricomposizione del fronte progressista: la classica chiusura delle stalle quando i buoi sono scappati. 

Speriamo che almeno serva da lezione per evitare di ripetere simili errori in futuro.  

L’unità, per non essere fittizia e solo di facciata, si deve ricostruire e si può cementare a partire dai contenuti. Esattamente quello che non è stato fatto in questi anni di strategia del cosiddetto "campo largo", che è apparsa più una formula politica astratta che una reale condivisione di valori e obiettivi programmatici. 

Strategia che infatti è evaporata come neve al sole al primo inciampo.  

È stato annunciato ieri l’altro l’imminente svolgimento di un congresso nel PD ed un ricambio nella dirigenza del partito.

Ma è tutto il variegato mondo progressista e di sinistra che deve interrogarsi sui propri limiti e su come portare avanti una opposizione ferma ad un governo che si annuncia fra i più retrivi e reazionari della storia della Repubblica.  

Una opposizione che, partendo da battaglie su valori e contenuti comuni, consenta di riaggregare il fronte progressista, ricostruendo un profilo politico programmatico chiaro e credibile.  

E ridare così fiducia e speranza ad un popolo di sinistra, oggi deluso, sconcertato, disperso. 

Noi crediamo che sia possibile farlo, anche a livello locale. 

Abbiamo da anni insistito perché si aprisse un confronto sulle scelte più importanti, trovando perlopiù porte chiuse e pretesa di autosufficienza. 

Oggi è sotto gli occhi di tutti che senza un confronto serio, nel merito, non si ricostruisce una prospettiva comune credibile. Come Sinistra per Calenzano siamo pronti a mettere a disposizione le nostre idee e le nostre proposte, e a spendere in questo sforzo le nostre migliori energie.  

L’esito non è scontato, ma vale la pena almeno provarci, ora che siamo ancora in tempo.