Sette anni fa è iniziata una delle più belle, emozionanti ed impegnative avventure della nostra famiglia: la scuola primaria che comunemente chiamiamo “elementare”.

Ci siamo approcciati al nuovo percorso educativo con molta passione e siamo stati ricambiati da una passione ancora maggiore da parte dei docenti di quella che viene chiamata “scuola comunità”.

Entrambi i nostri bambini hanno avuto la fortuna di vivere la scuola in modo coinvolgente: hanno partecipato ai laboratori che invitavano gli immigrati con il fine di integrarsi e conoscere altre vite e culture, hanno presentato i propri lavori sul tema legalità in un evento organizzato con l’associazione Caponnetto, hanno elaborato proposte su come poteva essere modificato il loro giardino scolastico per essere a misura di bambino studente, hanno studiato come si esprime la comunicazione pubblicitaria e quella politica lavorando sullo sviluppo di un proprio senso critico, hanno eletto un compagno di classe delegandolo a rappresentare il punto di vista dei giovani studenti nei rapporti “istituzionali” a scuola.

Seguendo la progettazione didattica dei docenti e assieme a tutti i compagni di classe, hanno raggiunto i traguardi dello sviluppo delle competenze, della propria crescita personale e di quella sociale.

Nessun bambino è stato lasciato indietro dai docenti che si sono prodigati in un lavoro di formazione immenso ed inclusivo spesso senza ricevere il giusto sostegno e la corretta attenzione dalle istituzioni scolastiche e del Comune.

I miei bambini hanno avuto questa fortuna ma purtroppo non è così per tutti.

In molte classi e, soprattutto alle scuole medie, vige la lezione frontale, si erogano nozioni e si richiedono compiti senza lavorare sulla crescita sociale e culturale del bambino.

Si scrivono documenti d’intento che sulla carta ampliano l’offerta formativa senza poi attuarli nel quotidiano, si dichiara di lavorare per aiutare i nostri bambini a diventare ottimi cittadini di domani per poi dimenticare di mettere al centro dell’azione educativa i principi fondanti della nostra democrazia a partire dalla Costituzione.

Spesso non c’è la necessaria attenzione all’inclusione, al valorizzare e sviluppare anche chi è un po' più indietro al lavorare per evitare il fallimento formativo.

Personalmente sogno che tutti i bambini possano avere l’opportunità che hanno avuto i miei figli alle elementari e che questo possa essere possibile nel nostro Comune non solo in poche classi ma in tutto l’Istituto Comprensivo con il supporto e il sostegno dell’Amminstrazione Comunale.

Per tutto questo mi sono candidato e sostengo la candidatura a Sindaco di Calenzano di Marco Venturini.

Alessandro Landi