Quando mi è stata chiesta la disponibilità a far parte di una lista civica a supporto della candidatura a Sindaco di Marco Venturini ho chiesto qualche giorno di tempo per pensarci e definire su quale potesse essere il mio contributo a questo progetto. Ne ho parlato con amici e persone a me vicine ed ho infine deciso di aderire con entusiasmo e convinzione al progetto di cui condivido le motivazioni e gli scopi.

Un'adesione non cieca, però, ma che nasce da un comune sentire con gli altri miei compagni di viaggio circa la necessità di recuperare il vero senso della parola POLITICA come servizio a disposizione della Polis, della comunità di cui facciamo parte, mettendo in campo le proprie competenze, la propria storia e, perché no, il proprio entusiasmo.

Finora non avevo mai accettato di entrare nelle competizioni elettorali pur lavorando su Calenzano interessandomi, per formazione ed interessi personali, alla storia del suo territorio e di chi su questo territorio ha vissuto e vive, ma stavolta non ho potuto dire di no: questa è una sfida tra due modi diversi di vedere il futuro di Calenzano, in un momento storico difficile e complesso che necessita, sia a livello locale che più in generale, non di funzionari che si limitino a gestire il presente o, tutt'al più, l'immediato futuro, ma di persone in grado di disegnare, attraverso una progettualità realizzabile, compatibile e sostenibile, un percorso di crescita e sviluppo per un territorio che per sua natura non è mai stato centralizzato ma fatto di frazioni e realtà sociali, politiche ed economiche diverse. Realtà che occorre valorizzare basandosi su un metodo di lavoro che faccia della necessità di ASCOLTARE TUTTI il proprio impegno quotidiano attraverso un confronto costruttivo ed educato, senza alzare la voce ma inserendo il cervello.

D'altra parte la storia mi ha insegnato anche che la BELLEZZA nasce dall'integrazione delle differenze non dall'imposizione di una omogeneità culturale e sociale e questo non è mai stato facile da realizzare: ma come disse qualcuno ormai più di mezzo secolo fa, questa sfida va accettata non perchè sia facile ma proprio perché è difficile ed essendo difficile ci costringerà a mettere in campo il meglio di noi stessi.

Fabrizio Trallori