In un’intervista del 9 Aprile a La Repubblica (https://tinyurl.com/v4jv36x), il sindaco Dario Nardella apre una riflessione molto interessante sulle conseguenze della pandemia che stiamo vivendo, e quindi sulle nuove necessità e sulle priorità da ristabilire.
In buona sostanza la riflessione verte sul ripensare, per Firenze, il modello di sviluppo sin qui seguito e ancor oggi da molti sostenuto.
Apre così un dibattito che può avere sviluppi importanti per tutta l’area metropolitana.
Non è poca cosa ripensare una Città che tenga conto delle nuove emergenze sociali, e non più basata sull’intreccio affaristico, combattendo lo svuotamento residenziale del centro storico ed opponendosi alle multinazionali del turismo massificato e, di conseguenza, alle infrastrutture di mobilità che da anni impegnano il dibattito politico dell’area.
Sicuramente è un inizio: molte cose andranno verificate, si dovrà vedere come proseguirà il dibattito e se troverà ascoltatori anche nelle altre istituzioni della Piana Fiorentina, se avrà un peso reale sui programmi per le prossime elezioni regionali e se una volta “passata la tempesta” non sarà poi tutto come prima.
Tuttavia, sottolineiamo due cose:
- la posizione espressa è importante e significativa, è il segno che si inizia a capire che tutto deve cambiare; si potrebbero sicuramente rafforzare temi come quello ambientale, in un’area fra le più inquinate d’Italia, e tanti altri, però è stato fatto un primo passo e noi lo apprezziamo;
- è stridente il contrasto con altre Amministrazioni che nel pieno dell’emergenza non hanno questa sensibilità, che invocano leggi e regolamenti, che ancorano le proprie scelte al passato: in questo periodo, anche dati e scelte di pochi mesi fa appartengono ad un’altra era geologica.
Amministrare su queste basi, senza una grande spinta politica e di visione è mortificante. Le certezze per i cittadini, per l’economia, per la società stanno nella capacità di prospettare il futuro.
Ci auguriamo che anche altre Amministrazioni si aggiungano e interloquiscono in questo dibattito.
Forse c’è bisogno di dirlo una volta di più, se ancora non fosse chiaro: noi ci siamo, e siamo disponibili ad assumerci la nostra parte di responsabilità nell’interesse della nostra comunità.