Alla luce di quanto espresso dal Sindaco nella diretta online di martedì scorso, ci poniamo e vi poniamo alcuni interrogativi.
Com’è opportuno che si svolga un confronto politico, anche fra avversari? In che modo un'Amministrazione si dovrebbe rapportare ai propri cittadini?
Sulle scelte urbanistiche definite dal POC (il Piano Operativo Comunale adottato lo scorso Febbraio) si è aperto un dibattito che ha coinvolto forze politiche, sociali e tantissime persone.
Molte volte si è trattato di movimenti spontanei di cittadini aggregatisi contro singole previsioni, come il senso unico in via Puccini, la spiaggia a La Chiusa, le costruzioni previste nell’area cani di via Pertini, che si vanno ad aggiungere alle nostre osservazioni, in particolare quelle presentate contro le previsioni edificatorie a Fibbiana e in via dei Prati.
Si comprende facilmente che questa contrarietà ha direttamente coinvolto almeno un buon 10% dell’elettorato calenzanese, considerando l’esito cumulativo delle varie raccolte firme, ma anche e soprattutto che essa rappresenta solo la manifesta espressione di un’insofferenza in realtà molto più diffusa.
Schematizzando al massimo, il dissenso espresso a viva voce dimostra quanto gli abitanti di Calenzano siano già consapevoli di trovarsi in una cittadina il cui disegno urbano è ormai compiuto e ultimato: occorre fermarsi, non consumare altro suolo e preservare con tutte le forze le zone vergini all’interno del tessuto urbano.
Percepire e riferirsi a questo orientamento popolare come il frutto dell’azione mistificatrice di alcuni “soggetti”, come ha fatto il Sindaco, dimostra una grave incapacità e mancanza di sensibilità nei confronti dei cittadini. Non a caso con il termine “soggetti” ci si può anche riferire agli individui che devono sottostare alla volontà di chi comanda.
Colui che amministra, espressione di una maggioranza, ha - o almeno dovrebbe avere - il dovere e la capacità di rappresentare ogni persona attraverso il confronto e la partecipazione, e non certo imponendosi con il potere e mostrando irritazione nei confronti di posizioni diverse.
Ecco che si arriva ad un altro punto fondamentale: la legittima possibilità e la volontà di porre interrogativi e proposte che riguardano il futuro.
Quando si viene eletti si riceve un mandato per governare nei cinque anni a venire, rispondendo ad un programma che racchiude ciò che si intende fare per lo sviluppo del proprio Comune.
Nessuno vota per ricevere o sentire pronunciare un giudizio su chi ha governato 15/20 anni prima. Replicare con questa unica argomentazione a qualsiasi tipo di critica o proposta invece che difendere nel merito le proprie scelte, oltre che essere di cattivo gusto, dimostra una grande pochezza.
Occorre piuttosto mostrare una visione che ci parli del futuro, con la capacità di legarla alle nuove sensibilità ed alle emergenze avvertite dai cittadini. Pensiamo ai cambiamenti climatici, alla situazione ambientale, ai gravi problemi del lavoro e dei servizi socio-sanitari.
Un progetto che appare completamente assente: si amministra invece cercando di soddisfare le pressioni e le richieste provenienti da interessi privati, senza un “disegno”, una prospettiva. Invece di replicare nel merito alle critiche, ci si rifugia nella degenerazione ormai congenita di una certa “politica” che la porta a coincidere con la personalizzazione, e che riduce lo scontro di ideali alla maldicenza su singole persone.
Ancora più grave il fatto che questo avvenga sfruttando i canali comunicativi istituzionali, ignorando così il legittimo diritto dei cittadini ad un’informazione imparziale.
Noi siamo qui, abbiamo le nostre idee e le nostre proposte, e vogliamo confrontarci nel merito di queste argomentazioni. Siamo sempre disponibili a farlo: aspettiamo che si dica qualcosa di serio, superando questi attacchi personali scomposti ed arroganti.