Si può parlare della previsione di edificare un capannone in località Fibbiana, all’incrocio fra la Barberinese e Via di Prato come l’esempio di come non si dovrebbe mai gestire il territorio e le risorse messe a disposizione.

L’idea nasce alla fine della scorsa consiliatura, presentata come grande possibilità di sviluppo, con centinaia di posti di lavoro ed espansione del terziario per migliaia di altri posti di lavoro. Tutto questo ovviamente viene vociferato, nessun atto lo comprova e non viene mai presentato un piano industriale degno di questo nome.

L’Amministrazione si dispone fin da subito acquiescente alla volontà del privato e non cerca di indirizzarlo verso la rigenerazione dei tanti capannoni dismessi presenti nel nostro Comune, ben adatti allo scopo.

Primo problema: il capannone non si può realizzare stante il fatto che la presenza della Barberinese prevede una fascia di rispetto di 30 metri fra la strada e le costruzioni. Così la giunta Biagioli seguita dalla giunta Prestini arriva a richiedere all’area metropolitana di portare la fascia di rispetto a 10 metri. Risultato: per risolvere il problema, un tratto della Barberinese, compreso il ponte sulla Marina, diventa strada comunale. D’ora in avanti la manutenzione di quel tratto, ponte incluso, sarà a carico dei cittadini di Calenzano.

Secondo problema: il capannone viene previsto a quell’incrocio con l’unica possibilità di accesso dalla Via di Prato, nel punto più congestionato in prossimità della rotonda. Non bisogna essere esperti degli studi sul traffico per capire che si aggiungerà disagio ad una situazione in alcuni orari già gravemente congestionata.

Terzo problema: quella zona offre una visuale di prospettiva su Travalle e la Calvana che evidentemente la costruzione di un capannone occluderebbe completamente. Un’opera paradossale, quando ci sono cittadini che non riescono nemmeno ad installare dei pannelli fotovoltaici sul tetto della propria casa per rispetto alle norme paesaggistiche.

Insomma una serie di forzature molto gravi e ai limiti pur di agevolare la volontà del privato.

Ma non basta, il progetto presentato nel POC prevede la realizzazione di 8’000 metri quadri. Vengono presentate osservazioni per evitare questa previsione e raccolte centinaia di firme, una vasta fetta dell’opinione pubblica fa chiaramente intendere la propria contrarietà. Anche enti sovracomunali esprimono qualche perplessità, tra le altre cose l’area è classificata fra quelle a maggior rischio di inondazione.

Bene, l’Amministrazione raccoglie tutto ciò e fa le sue controdeduzioni che diventano il POC definitivo.

Interessa sapere come è finita? I metri passano da 8’000 a 8’500. Sì, avete capito bene, 500 metri in più della prima previsione.

Ognuno tragga le proprie conclusioni.

- Gianni Pagani

Articolo tratto dal nono numero di Casa per Casa, dedicato ad ambiente, urbanistica e mobilità, disponibile qui