Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è a un bivio cruciale. Se l’esperienza della pandemia e i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sembravano aver segnato una svolta per la nostra salute, con ingenti risorse destinate alla sanità pubblica e alla ridefinizione di alcune policy fondamentali (come la medicina del territorio), alcuni trend positivi hanno rallentato.

Nei fatti, si assiste sempre di più a licenziamenti da parte di medici, infermieri, OSS e altri professionisti sanitari nel pubblico - complici stipendi non adeguati, ritmi di lavoro non sostenibili a lungo - a fronte di un aumento di richieste di prestazioni specialistiche che trovano rifugio nella sanità privata a causa dell’aumento dei tempi di attesa per le visite. La sanità privata deve essere una libera scelta dei pazienti, non una necessità.

Dal 29 dicembre il servizio di Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica) si è trasferito alla Casa della Salute. Nella sede di via Roma, al momento, tutti i cittadini possono accedere ai servizi socio sanitari di base, amministrativi, al Cup, al centro prelievi, agli ambulatori di medicina generale e al consultorio per le donne, oltre ai servizi di vaccinazione e screening. Ad oggi, però risultano veramente pochi i servizi specialistici - pensiamo ad esempio a tutte le specialistiche di cui una popolazione con un progressivo invecchiamento come la nostra necessiterebbe, senza contare un aumento demografico pari a 3.000 unità negli ultimi vent’anni, al quale, però, non è seguito un aumento dei servizi.

Risulta dunque inevitabile affiancarsi ai servizi dei Comuni limitrofi come Sesto Fiorentino e Campi Bisenzio, anche per quei servizi di cui necessiterebbero le fasce più giovani, come per esempio lo psicologo (a Calenzano, al momento, è presente solo lo psichiatra), che invece risulta essere una figura chiave visto il disagio psichico causato dalla pandemia, che ha fatto esplodere disturbi d’ansia, problemi del sonno e dell’alimentazione con una crescita significativa dei casi, specie fra le persone più fragili. Un disagio che è ancora più marcato nei bambini e negli adolescenti, costretti dai lockdown e dalla didattica a distanza a una mancanza di relazioni sociali che è fonte di paure, con conseguenze anche gravi sul loro sviluppo.

Attualmente la Casa della Salute è orientata prevalentemente a una diversa organizzazione delle attività sanitarie collegando tra loro, quando possibile, i servizi territoriali, ma spesso con una offerta di servizi disomogenea. Il modello di casa della comunità che si intende realizzare è pensato per rappresentare il punto d’incontro tra soggetti, istituzioni e istanze sociali per il benessere della collettività.

Il diritto costituzionale alla tutela della salute si sta trasformando in un privilegio per pochi, lasciando indietro le persone più fragili e svantaggiate. La Toscana vanta da sempre uno dei migliori complessi ospedalieri in Italia, come certifica anche l’ultimo rapporto appena pubblicato dal Ministero della Salute, secondo cui la Regione è riuscita a garantire i livelli essenziali di assistenza, in sanità, anche durante la pandemia. Un riconoscimento che tuttavia stride, per molti versi, con la realtà dei fatti.

Il sistema regionale, infatti, è alle prese con una serie di problematiche frutto di anni di sprechi e riforme poco lungimiranti. Mancano infatti 500 milioni di euro nelle casse della Regione per far fronte al fabbisogno del sistema sanitario.

La sanità pubblica è un pilastro della nostra democrazia; lo stato di salute e benessere della popolazione condiziona la crescita economica del Paese. La perdita di un SSN universalistico porterà ad un disastro sanitario, sociale ed economico senza precedenti. Un Servizio Sanitario Nazionale gravemente malato costringe i pazienti ad attese infinite, migrazione sanitaria, spese ingenti, sino alla rinuncia alle cure.

E intanto il privato avanza inesorabile.

Articolo tratto dal decimo numero di Casa per Casa, dedicato a politiche sociali, salute e lavoro, disponibile qui