Da sempre, nella nostra società, il lavoro è un perno fondamentale intorno al quale ruota l’esistenza e la qualità della vita delle persone, certo i tempi sono cambiati e con essi anche i bisogni e le esigenze delle generazioni che si susseguono.

Oggi, specialmente i giovani cercano sempre di più lavori flessibili in termini di orari, con la possibilità di adattarli alla propria vita e dove il lavoro lo permette, non essere legati ad un luogo di lavoro fisico o almeno per una parte del tempo.

Studi nazionali hanno evidenziato la fuga dai posti pubblici, specie per chi ha un livello scolastico alto, insomma, “il posto fisso” non sembra più essere cosi appetibile per una parte della popolazione.

C’è però una parte che ruota intorno al mondo del lavoro che invece rimane universale, per tutte le generazioni, ed è quello dei diritti, su quelli non si scherza, non si deve scherzare.

Un lavoro deve essere dignitoso, garantire al lavoratore la dignità di stare in questa società. Una volta, spesso, la dignità era direttamente proporzionale allo stipendio, oggi non può e non deve essere solo per quello. Il lavoro dovrebbe essere pagato il giusto, dovrebbe esserci un minimo sotto il quale i datori di lavoro dovrebbero essere denunciati per sfruttamento, dovrebbe essere un lavoro sicuro, perché non è civile vivere in un paese che non garantisce ai propri cittadini di tornare a casa dopo aver lavorato. Su questo due cose: la prima, ancora oggi per gli imprenditori la sicurezza è un costo e così lo vivono, due, ci vorrebbe un potenziamento della rete di controllo, rete che sempre più è stata smantellata dai governi nazionali. Il lavoro non dovrebbe essere una questione di genere, salari diversi per generi diversi dovrebbero essere denunciati e perseguiti. Dovrebbe essere una parte della vita dei cittadini e non la sua parte principale, un lavoro che dia la possibilità, organizzandosi con le imprese, di consentire di coniugare il tempo casa/lavoro, di permettere una tranquilla gestione dei figli, cosa diventata sempre più difficoltosa anche perché i nonni, che una volta aiutavano le giovani coppie, oggi, grazie ad una illuminata riforma pensionistica, sono anch’essi a lavorare e lo faranno fino a chi sa quando.

Un lavoro dovrebbe garantire anche una giusta durata e poi una giusta remunerazione perché se in pensione i soldi non bastano, i figli lavorano e non possono accudirci, i servizi per gli anziani sono praticamente inesistenti, quale dignità ci potrà rimanere?

Per quanto riguarda la situazione nel nostro comune, si è visto, in pochi anni, una trasformazione radicale del tessuto lavorativo calenzanese. Le piccole imprese sparse a macchia di leopardo su tutto il territorio si sono ridotte sensibilmente a causa del susseguirsi dei vari periodi di crisi, non ultimo la pandemia del Covid. Per quanto riguarda le grandi imprese, erano presenti aziende che producevano prodotti a marchio proprio e ne abbiamo visto in molti casi la scomparsa, come la Pasquali o la Roller, lasciando spazio a realtà, anche molto importanti, che basano la loro economia sull’essere aziende terziste.

Renzo Torrini

Articolo tratto dal decimo numero di Casa per Casa, dedicato a politiche sociali, salute e lavoro, disponibile qui